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L’incidenza dello stress nei casi di infertilità

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che il numero delle coppie con difficoltà di concepimento, nei paesi industriali avanzati, si attesta intorno al 15-20% della popolazione generale.

In base ai dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), in Italia, ogni anno, circa 60.000 – 80.000 nuove coppie, corrispondenti al 20-25% delle nuove unioni, si trovano ad affrontare le problematiche legate all’infertilità.

L’infertilità, sia maschile che femminile, è spesso legata a fattori socio-ambientali e a condizionamenti di natura economica. La necessità di trovare una stabilità economica, di pianificare un assetto organizzativo che faciliti la gestione dei figli, di consolidare la propria posizione lavorativa, rappresentano fattori determinanti nella programmazione di una gravidanza. Accade, pertanto, che la ricerca del primo figlio avvenga in un’età più tardiva, rispetto al passato. Le stime riferiscono che l’età media del primo concepimento, per le donne, si è spostata dai 26 ai 30 anni (un anno in più rispetto al dato medio europeo), superando di gran lunga il periodo di maggiore fecondità femminile (compreso tra i 20 e i 25 anni).

Il 60% dei parti, in Italia, riguarda donne di età compresa fra i 30 e i 39 anni e risulta in aumento il numero di donne che concepiscono dopo i 40 anni, quando il tasso di fecondità raggiunge livelli minimi. L’invecchiamento degli ovociti incide pesantemente sulle possibilità di concepimento, così come l’età del partner maschile incide sul numero di spermatozoi prodotti (mediamente dimezzato negli ultimi 50 anni). Sulla fecondità intervengono, inoltre, fattori quali l’inquinamento e gli errati stili di vita quali l’uso di droghe, l’abuso di alcool ed il fumo, ma anche le condizioni di stress ambientale e lavorativo.

Con sempre maggior frequenza, pertanto, le coppie sono costrette a fare ricorso a metodi di concepimento assistiti.

Secondo quanto riferito dal Ministero della Salute nella propria relazione al Parlamento presentata a giugno 2014, le donne di età pari o superiore ai 40 anni che si sottopongono a tecniche di procreazione assistita hanno raggiunto il 30,7% nel 2012, registrando un incremento del 10% rispetto al 2005, per quanto il dato sia diminuito relativamente alle donne di età inferiore ai 34 anni, il quale è passato dal 39,3% del 2005 al 28,3% del 2012.

Simili esperienze, tanto per il vissuto doloroso legato alla difficoltà di appagare il desiderio di maternità e paternità, quanto per lo stress correlato alle pratiche di concepimento assistito, possono segnare profondamente la coppia e minarne l’armonia e il benessere. L’esperienza clinica dimostra che ricevere una terapia di supporto psicologico durante i tentativi volti al concepimento di un figlio, piuttosto che nel corso della realizzazione di un ciclo di riproduzione assistita, non solo aiuta la coppia a ritrovare tranquillità e serenità, ma incide direttamente sui risultati dei trattamenti per l’infertilità.

Il Centro Italiano per la Psiche, proprio per proporsi come elemento di supporto reale alle difficoltà personali e delle coppie che cercano di sugellare il loro amore anche mediante la possibilità di concepire un figlio, ha previsto dei percorsi che siano in completa sintonia con gli eventuali trattamenti di procreazione assistita, da avviare o in corso, in grado di accogliere le possibili esigenze organizzative della coppia, così da contribuire, fin dall’esordio di un percorso comune, alla diminuzione delle condizioni di stress correlate, direttamente o indirettamente, alle problematicità legate ai trattamenti per l’infertilità.

Coerentemente con la sensibilità e l’attenzione posta verso la Persona, il Centro Italiano per la Psiche, per coloro che provengono da fuori Roma o da altre Regioni rispetto al Lazio, al fine di agevolare rispetto alle difficoltà derivanti dal viaggio, prevede la possibilità di pianificare degli incontri intensivi nel fine settimana, una volta ogni 15 giorni.

Il Centro Italiano per la Psiche

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