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Cannabis: gli “effetti” della legalizzazione

Legalizzare la cannabis: un’ipotesi che per anni, in Italia, ha alimentato un acceso dibattito sul piano politico, sociale e culturale. La Proposta di Legge presentata la scorsa Estate, ad opera dell’Intergruppo Parlamentare “Cannabis Legale”, ha trasformato quella che sembrava una possibilità remota in una possibile realtà.

Il primo firmatario della Proposta di Legge presentata alla Camerail 15 luglio è stato il Senatore Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri:“I maggiorenni potranno detenere una modica quantità di cannabis per uso ricreativo, 15 grammi a casa e 5 grammi fuori casa […]. Sarà inoltre possibile coltivare in casa fino a cinque piante e detenere il prodotto da esse ottenuto, previa una semplice comunicazione” (www.lastampa.it).

Numerosi sono stati coloro che hanno elogiato i benefici che l’iniziativa offrirebbe in termini di lotta alla criminalità e di risanamento dell’economia nazionale. Lo stesso Della Vedova, in occasione dell’ultima edizione del Festival dell’Unità di Torino, ha ribadito: “il mercato c’è già ma oggi ci guadagna la mafia. Con la legalizzazioneci guadagnerebbero lo Stato, gli imprenditori e i lavoratori” (www.italiaoggi.it). E, a riprova di quanto i derivati della cannabis possano risultare spendibili sul mercato, a Milano è stato inaugurato“il primo negozio di cibi e cosmetici a base di canapa” (http://milano.corriere.it).

In un’Italia in forte recessione economica, la prospettiva di una nuova fonte di guadagno con cui lo Stato possa incassare “fino a 8 miliardi di euro e risparmiare somme enormi investite per la repressione del fenomeno” (www.espresso.repubblica.it) è risultata per molti parlamentari un argomento convincente, a tratti perfino esaltante. La cannabis andrebbe ad affiancare altre sostanze legali, quali alcol e tabacco, consentendo di rafforzare il Monopolio di Stato e delegando al buonsenso personale, e alle avvertenze riportate sul prodotto, la scelta di evitare o moderare il consumo.

Ma quali sarebbero gli esiti della legalizzazione in termini di contrasto alla mafia e ricaduta sulla salute? Per quanto riguarda l’ipotesi di lotta alla mafia, mediante la legalizzazione delle droghe, Paolo Borsellino – che aveva un indiscutibile senso dello Stato – riteneva che fosse un pensiero “da dilettanti di criminologia”, dal momento che questa avrebbe immesso nel mercato delle sostanze sempre più competitive sul fronte commerciale, oltre che per gli effetti percepiti, dunque ancora più pericolose rispetto alle droghe oggi presenti (www.youtube.com/watch?v=0bOfs2gUc7A).

Nella Proposta di Legge poco o nulla si è dibattuto sugli effetti, a breve, medio e lungo termine, di quella che viene impropriamente definita droga “leggera”.

Nella definizione di “droga” l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), include “qualsiasi sostanza che introdotta in un organismo vivente ne modifica il funzionamento e/o gli atteggiamenti sia fisici che psichici”. Secondo tale parametro, pertanto, è improprio applicare una distinzione tra droghe “leggere” e droghe “pesanti”. In uno studio pubblicato sulla rivista Addiction, Wayne Hall, consulente dell’OMS, tra i massimi esperti in materia di droghe, ha raccolto i risultati di una ricerca ventennale sul consumo di cannabis: “Il consumo prolungato di cannabis espone a un maggior rischio di patologie psichiatriche, come la schizofrenia o la psicosi […] e un aumento del rischio di infarto in età adulta, oltre che nei giovani con cardiopatie non diagnosticate. I soggetti più a rischio di dipendenza e di conseguenze sanitarie sono coloro che iniziano l’uso della sostanza nell’adolescenza.” (www.lescienze.it).

Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, la sostanza risulta tutt’altro che innocua:“Hall conferma che la cannabis genera una grave dipendenza, causa danni alla psiche e apre la porta all’utilizzo di droghe “pesanti”. Secondo quanto proposto da M. Canu (Psicologia delle Tossicodipendenze – 2013) “i ragazzi che a 15 anni consumano cannabis settimanalmente hanno una probabilità di passare alle sostanze “pesanti” 60 volte maggiore rispetto a chi non ne usa; a 25 anni la probabilità passa a 4 volte” (centroitalianoperlapsiche.it/psicologia-delle-tossicodipendenze).

Stando ai dati riportati nella Relazione Europea sulle Droghe. Tendenze e sviluppi – 2015: “Si stima che 14,6 milioni di giovani europei (15–34 anni), pari all’11,7 % di questa fascia d’età, abbiano consumato cannabis nell’ultimo anno (di cui 8,8 milioni di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ossia il 15,2 % di questa fascia d’età)”. Oltre alla prevalenza del consumo di cannabinoidi, rispetto ad altri tipi di droga, la ricerca ha rilevato un aumento dei ricoveri ospedalieri legati al consumo di cannabis, di frequente associato alla presenza di sostanze legali, quali alcol, psicofarmaci e stimolanti: “Tra i problemi segnalati più spesso figuravano quelli neuro-comportamentali (agitazione, aggressività, psicosi e ansia) e il vomito” (www.emcdda.europa.eu).

La Relazione annuale 2015 del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, invece, certifica che in Italia quasi 4 milioni di persone, tra i 15 e i 64 anni, hanno fatto utilizzo di sostanze nell’ultimo anno e, di questi, quasi 2 milioni hanno un’età compresa tra i 15 e i 34 anni (www.politicheantidroga.it). Nella stessa Relazione, ciò che emerge è, in sintesi, la forte diffusione di sostanze legali, o in via di legalizzazione, tra i giovani e i giovanissimi, ossia nella fascia di età che risulta maggiormente esposta ai rischi correlati all’utilizzo di sostanze psicotrope. Tali sostanze, infatti, in fase adolescenziale e preadolescenziale, sono state più volte associate “all’insorgenza di disforia, disturbi d’ansia, attacchi di panico e sindrome schizoide”.

Oltre ai possibili effetti sulla psiche, vanno considerate, poi, le ripercussioni del consumo di cannabis sull’organismo, che si evidenziano anche attraverso delle lesioni nella corteccia cerebrale (Sistema Nervoso Centrale), come accade, ad esempio, nelle malattie degenerative quali la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e la Sclerosi Multipla (SM): “Il fumo di cannabis contiene i prodotti di combustione nocivi, tra cui sostanze cancerogene e monossido di carbonio […] può alterare la funzione polmonare (cambiamenti istopatologici nelle mucose) e ridurre la resistenza alle infezioni. I fumatori regolari di cannabis possono sviluppare faringite, rinite e BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva)” (www.medicalcannabis.it).

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.