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Afasia: quando non si trovano più le parole

Alcune testimonianze permettono di percepire cosa accada nella mente di una persona con afasia, ovvero una persona che improvvisamente si ritrova a non essere in grado di esprimersi verbalmente:

 “Mentre bevevo un caffè al bar con un amico, mi sono mancate le forze ed ho perso conoscenza. Mi sono risvegliato dopo due giorni meravigliato di trovarmi in ospedale. La sorpresa più impressionante è stata quella di accorgermi che non riuscivo più a parlare! Non solo. Gli altri mi dicevano qualcosa e io non riuscivo a capire tutto quello che mi veniva detto”  – Walter.

 “L’unico ricordo che ho adesso è di quello che provavo e non di quello che succedeva realmente. Potevo parlare solo con me stessa, credevo a quello che pensavo, avevo duemila dubbi e li risolvevo da sola. Probabilmente nella mia testa mi inventavo anche i discorsi con gli altri. Per un sacco di tempo sono stata convinta di fare domande chiare e gli altri o non rispondevano o lo facevano in modo inadeguato. Ero convinta di esprimermi correttamente, invece da me uscivano parole a caso, incongruenti” – Federica (http://www.aita-fvg.it/?page_id=271).

Il termine afasia deriva dal greco (a-phasis) e significa, letteralmente, assenza della parola. L’afasia rappresenta la perdita parziale o totale di una o più componenti del linguaggio, sia orale che scritto. Deriva da una lesione acquisita delle aree cerebrali che intervengono nelle funzioni linguistiche, in seguito a gravi traumi cerebrali (ad esempio, a seguito di incidenti stradali), a causa di patologie cerebrovascolari (ictus o emorragie cerebrali) o, ancora, in presenza di tumori cerebrali (http://www.neuropsy.it/).

 La persona colpita da afasia non è semplicemente colei che ha difficoltà nel parlare, infatti l’afasia presenta diversi quadri. Esistono persone in grado di comprendere tutto ciò che viene loro detto, che hanno, tuttavia, difficoltà ad articolare le parole; oppure, al contrario, persone che mantengono un linguaggio fluente ma incomprensibile, in quanto mal costruito sia per quanto riguarda la scelta delle parole che la costruzione delle frasi. In questi casi, spesso, si riscontra una difficoltà a comprendere il linguaggio.

Perlopiù, si presentano quadri caratterizzati da caratteristiche intermedie, con maggiore compromissione di un versante linguistico e minore di un altro (http://www.afasie.nl/aphasia/pdf/15/brochure1.pdf).

 Poiché l’afasia è secondaria ad una lesione cerebrale, che raramente è circoscritta solamente alle aree del linguaggio, presenta spesso, in associazione, deficit di altre funzioni, ad esempio l’emiplegia o emiparesi (ovvero la perdita totale o parziale del movimento volontario di metà parte del corpo, generalmente quella destra), deficit di memoria o alterazioni comportamentali.

È importante sottolineare, inoltre, che in presenza di afasia non si ci trova di fronte persone con disabilità intellettiva, ma puramente linguistica. Gli afasici, infatti, sono generalmente consapevoli di tutto ciò che sta accadendo, ma si sentono impotenti, perché non riescono a comunicare. Dunque, bisogna considerare anche le ripercussioni che derivano dall’afasia, non solo quelle fisiche, ma soprattutto quelle sociali ed emotive. L’afasico è una Persona che ha sempre utilizzato il linguaggio abitualmente e che, improvvisamente, si trova incapace di esprimere anche il più intimo dei bisogni.

L’aspetto più traumatico da affrontare è quello relativo alla consapevolezza, perché le persone afasiche sono consapevoli di cosa vogliono dire, ma quando provano a farlo non viene fuori nulla o viene fuori altro rispetto a quella che era l’intenzione iniziale. Avviene una perdita di controllo su una funzione che in passato risultava completamente acquisita e padroneggiata. Attività quotidiane come parlare al telefono, guardare la tv e leggere il giornale sono compromesse da un’incapacità subentrata in maniera irruenta e inaspettata. Tali considerazioni ci fanno riflettere sulla forte ricaduta che può avere un deficit di questo tipo sulle relazioni affettive e sulla vita sociale della Persona (http://www.gravita-zero.org/).

In quest’ottica, la motivazione rappresenta un elemento di primaria importanza, sia per la Persona che ha subito il trauma che per il rispettivo nucleo familiare, il quale deve essere in grado di sostenerla e invogliarla ad utilizzare tutti i propri residui funzionali e, eventualmente, degli strumenti compensativi di comunicazione, per garantire il proseguimento di una vita quanto più autonoma e prossima alla normalità.

Lo scopo del trattamento riabilitativo è, appunto, quello di ripristinare la funzione linguistica compromessa e, laddove non sia possibile, introdurre strumenti che consentano di comunicare in autonomia. In molti casi, un intervento riabilitativo precoce (nei primi mesi successivi al trauma) offre buone possibilità di recupero (parziali o totali) delle abilità perdute. Al contrario, un intervento tardivo apporta benefici minimi o nulli.

A tal proposito, il Centro Italiano per la Psiche prevedere un approccio olistico, che non si soffermi solamente agli aspetti puramente linguistici, ma che sostenga e approfondisca anche la sfera emotiva e sociale della Persona direttamente coinvolta in tale problematica. I professionisti del Centro Italiano per la Psiche, specialisti nelle materie psicologiche, mediche ed educative, agiscono attraverso un lavoro d’equipe per garantire alla Persona un sostanziale miglioramento psicofisico e delle reali possibilità di reinserimento sociale.

Il Centro Italiano per la Psiche

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