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Adolescenza senza regole

Quest’estate la cronaca nazionale si è tinta di diversi avvenimenti che portano, ancora una volta, a riflettere sul difficile periodo dell’adolescenza. Il 10 agosto, sui quotidiani è apparsa la seguente notizia: Brindisi, quattro minorenni in coma etilico dopo una festa sulla spiaggia. Gli amici chiamano il 118 (www.ilfattoquotidiano.it). Il 7 settembre, nelle Marche, è avvenuto un fatto di cronaca analogo: Pesaro, un 13enne finisce in coma etilico dopo una festa in discoteca (www.si24.it).

Secondo i dati Istat relativi al 2014 beve vino il 50,5% della popolazione, dagli 11 anni in su, che ha consumato alcolici nell’anno, mentre “il 45,1% consuma birra e il 39,9% aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori” (www.istat.it).

L’adolescenza è un’età di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, caratterizzata da profondi cambiamenti sia di tipo somatico che psicologico, strettamente legati alla maturazione sessuale. L’adolescenza è la fase di vita che sia avvia con gli 11-12 anni a arriva ai 18-20 anni e “si può suddividere in età prepuberale, pubertà, e giovinezza, che porta fino alla maturità psicofisica, che si raggiunge attorno ai 28-30 anni” (Anna Oliviero Ferraris, La ricerca dell’identità, 2007).

L’adolescenza è il periodo più critico nella gestione educativa di un figlio, in quanto caratterizzato da forti contrasti, determinati dall’esigenza di autonomia dell’adolescente. La difficile fase dell’adolescenza, infatti, non interessa solo il giovane, ma anche il genitore e, spesso, l’intero nucleo familiare, il quale risente delle tensioni che si creano tra i due “schieramenti”.

Ci sono due momenti in cui il rapporto e la comunicazione tra genitori e figli inizia a modificarsi, facendo avvertire i primi conflitti. Il primo si ha quando il genitore sente di non rappresentare più un punto di riferimento per il figlio, poiché tale ruolo viene delegato al gruppo dei coetanei (che diviene nuovo punto di riferimento in adolescenza). Il secondo si ha quando l’adolescente, percependo una forte spinta ad andare contro le regole, mette in discussione l’autorità del genitore e assume comportamenti che portano al contrasto. Spesso, di questo processo che conduce all’individualizzazione, il ragazzo non ha alcuna consapevolezza. Ciò fa sì che l’adolescente si senta limitato nella propria libertà e che l’adulto si senta spodestato del proprio ruolo. Tale condizione genera, in entrambi, sentimenti di rabbia e frustrazione. Accade, così, che il dialogo tra genitore e figlio divenga via via più difficile, poiché caratterizzato da astio e competitività. Tutto ciò conduce l’adolescente a continue rotture con la famiglia: il giovane sfida il genitore e la famiglia, ossia le figure che incarnano l’autorità. Possiamo considerare l’adolescenza, dunque, come l’età delle sfide.

Al fine di mantenere un rapporto sano con i figli, quindi, è bene stabilire una serie di regole chiare, rispettarle, e dedicare uno spazio al dialogo.

Insegnare a rispettare le regole e far comprendere ai propri figli l’importanza e il significato dei “no” è un processo che dovrebbe iniziare fin dalla prima infanzia. Il problema, però, è che tutte le relazioni amorose, inizialmente, sono suggellate da un “sì”, pronunciato dal profondo del cuore (matrimonio, primo bacio, convivenza). Accade, pertanto, che l’assenso si dia per scontato e che il “sì” venga percepito come un dovere, anziché come un dono nei confronti dell’altro.

Il cambiamento si ha quando gli adulti iniziano a sottrarsi e a dire di no. Nel momento in cui un genitore oppone una serie di “no” al proprio figlio adolescente, soprattutto se ciò è accaduto di rado in passato, si pone in atto un cambiamento che l’adulto fatica a sostenere e che il ragazzo ha difficoltà a comprendere. Occorre ricordare, tuttavia, che i dinieghi, a volte, sono indispensabili. Dire “no” agli altri non significa solo saper porre dei limiti, ma anche dire “sì” a noi stessi, ai nostri spazi fisici e psichici. “L’alternativa consiste nella ripetizione stereotipata di rimproveri aspecifici […] che ledono la nostra dignità e il rispetto nei confronti di noi stessi” (Jesper Juul, I no per amare, 2009).

Le regole, in adolescenza, non solo aiutano a definire i confini personali e i ruoli all’interno del sistema familiare ma contribuiscono, in maniera decisiva, alla realizzazione dei bisogni della Persona. Abraham Maslow, studioso americano, nella sua opera Motivazione e personalità, del 1954, espone le basi della sua Psicologia Umanistica, partendo dalla classificazione gerarchica dei fondamentali bisogni umani: dalle necessità fisiologiche, fino all’esigenza dell’autorealizzazione. La cosiddetta “Piramide motivazionale” identifica una gerarchia di bisogni, intesi come stato di tensione più o meno intensa, dovuto alla mancanza di qualcosa, che, per garantire un sano sviluppo della Persona, vanno soddisfatti secondo una progressione specifica:

  1. Bisogni fisiologici;
  2. Bisogni di sicurezza;
  3. Bisogni di appartenenza: necessità di sentirsi parte di un gruppo, di essere amato, di amare, di cooperare con gli altri, fondamentale nel periodo dell’adolescenza;
  4. Bisogno di stima;
  5. Bisogni di autorealizzazione.

Se non si soddisfano tali bisogni si può incorrere in alcune psicopatologie nell’adolescente. L’adolescenza, infatti, costituisce un periodo critico per la salute, soprattutto quella psichica. Se è vissuta senza regole, c’è il rischio della possibile comparsa di malattie come, ad esempio, schizofrenia, crisi depressive, anoressia e bulimia. In considerazione del concetto di sano sviluppo della Persona, ben espresso dall’Organizzazione Mondiale della Salute – OMS, la quale vede la salute come “stato di benessere complessivo dell’individuo tale da consentire l’espressione delle piene potenzialità del soggetto” (www.oms.it), è importante aiutare l’adolescente e la famiglia a maturare la capacità di affrontare e superare ansie e conflitti, caratteristici della fase adolescenziale, in modo da prevenire il delinearsi dei disturbi sopra citati.

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.